Umberto Riva.
Un ricordo del nostro Ordine
Umberto Riva (Milano, 1928 – Palermo 2021) è stato l’ultimo grande architetto del ‘900 italiano, con ampiezza produttiva nel Ventunesimo ad andarsene silenziosamente, in punta di matita.
Della sua raffinata produzione – quasi integralmente dedicata ai piccoli temi della ricucitura di tessuti urbani di cortina, alla cesellatura in sottosquadra di spazi raccolti o marginali, alla giustapposizione di quinte e vedute per l’abitare domestico o per l’allestimento museale – sappiamo tutto e niente, avendo Umberto costruito per se e per pochi intimi, capaci di condividere le sue passioni extra-professionali: i viaggi solitari, la fotografia analogica, il silenzio.
All’inizio degli anni ’90 “Lotus International” gli dedica un numero monografico di grande piacere visuale, dove l’architettura del Maestro milanese è illustrata attraverso i disegni a grafite HB molto ben temperata, con poche fotografie – quasi tutte del cognato Fredi Drugman – e apologetici testi di suoi contemporanei che, a differenza del protagonista, non disdegnarono di barattare, nel post-Sessantotto, le costrizioni professionali con la liberalità disciplinare di un incarico accademico.
Replica convegno INU90
Urbanistica, diritto di edificare, rendita: dall'espansione urbana alla città da rigenerare
9 appuntamenti a Gennaio 2022
Il Convegno è articolato in tre parti, ciascuna delle quali è dedicata all’analisi della configurazione che il tema generale assume in tre successivi archi temporali.
Prima parte - 10, 11 e 12 gennaio 2022 - Dalla nascita dell'INU fino al 1990 - La denuncia degli effetti urbanistici della rendita urbana e l'obiettivo politico della sua socializzazione.
Seconda parte - 17, 18 e 19 gennaio 2022 - Dal 1990 ai promi anni 2000 - Due binari del percorso riformista: perequazione urbanistica e partenariato pubblico privato.
Terza parte - 24, 25 e 26 gennaio 2022 - Dai primi anni 2000 al domani - Dalla trasformazione alla rigenerazione urbana.
Architetture contemporanee sulle Alpi occidentali italiane
Mostra | Aosta, Centro Saint-Bénin | 30 novembre 2021 > febbraio 2022 | ingresso gratuito
L’esposizione, prodotta dal centro di ricerca «Istituto di Architettura montana» del Politecnico di Torino, presenta una rassegna di più di cinquanta architetture realizzate sulle Alpi di Piemonte e Valle d’Aosta.
Si tratta di opere in cui la qualità nella costruzione dello spazio fisico si intreccia con i processi di sviluppo locale e con la diffusione di pratiche abitative innovative. Rigenerazione dei luoghi a base culturale, nuova agricoltura, green economy, valorizzazione e riuso del patrimonio, turismo sostenibile, sono temi che ricorrono sovente a percorsi di natura partecipativa dando luogo a interventi che, anche se talvolta di scala minuta, incardinano e costruiscono nuovi significati, economie e identità. I progetti illustrati parlano di una montagna come territorio da abitare, facendosi testimoni di una metamorfosi culturale in cui l’architettura e l’aménagement del paesaggio tornano a giocare un ruolo strategico. Una trasformazione che vede sia i progettisti uscire dalla dimensione della mera autorialità per farsi traduttori di istanze complesse da costruire collettivamente, sia le comunità e le committenze pubbliche riscoprire l’importanza del progetto di qualità.
Mostra a cura di Antonio De Rossi e Roberto Dini con la collaborazione di Eleonora Gabbarini, Matteo Tempestini, Federica Serra.
Mostra in collaborazione con il Politecnico di Torino, l’Ordine Architetti della Valle d’Aosta e la Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Regione Autonoma Valle d’Aosta
Gio Ponti. Architetture Elettriche
Una traiettoria in Valtellina
Saranno programmate delle visite guidate per gli iscritti all'Ordine degli Architetti PPC, previa iscrizione in im@teria
15 dicembre 2021 - 12 aprile 2022 | 16.30 > 18.00 | 1CFP
Sondrio, Palazzo Sertoli, Galleria Creval | Gruppo Crédit Agricole Italia, Piazza Quadrivio, 8
A Sondrio una mostra elettrizzante attorno alle opere del Maestro dell’architettura moderna costruite in provincia di Sondrio, con un progetto utopico e una video-installazione dal forte impatto emozionale
Le centrali elettriche costruite dal Maestro dell’architettura in Valchiavenna nell’immediato dopoguerra, fissano un punto alto nell’invenzione di un’architettura nitida, cristallina, che emerge dalla roccia come un minerale di straordinaria purezza.
mostra Antonella Ravagli La magia dell'impurezza a cura di Mariateresa Chirico
Morbegno | "Galleria dello Studio" piazza III Novembre n. 19 | lunedì>venerdì | 9.30>12.00 15.30>18.30 | sabato mattina 9.30>12.00
Un destino, quello di Antonella Ravagli, segnato dalle origini faentine che l’ha spinta a studiare all'Istituto Statale d'Arte per la Ceramica Gaetano Ballardini e poi all'Accademia di Belle Arti di Bologna, dove si diploma nel 1986, e a trovare nella ceramica il mezzo per esprimere il suo particolare sentire.
La terra o meglio “le” terre sono la materia usata da Antonella. Una materia scabra, grezza, in grado di comunicare forti emozioni. Non argilla già pronta all’uso, bensì terra che l’artista prepara, così da poter seguire le varie fasi del processo produttivo, utilizzando macchinari ormai in disuso. Mulini per macinare diversi materiali – cocci di vetro in testa, ma anche polveri provenienti da cantieri -, tutti riciclati - una scelta attenta alla sostenibilità e al tema del riuso non dettata da mode, ma espressione di una sensibilità presente fin dagli inizi del suo operare - che vengono mescolati nell'impastatrice con argille dismesse da laboratori. Ne nasce una mescola da tirare in lastre, che vanno a prendere forma in stampi. La cottura nel forno del suo laboratorio conclude un processo dall’esito inatteso, sorprendente sempre, imprevedibile. L'artista stessa ignora esattamente il risultato finale, ma lo affida ad una certa casualità: l'unione dei materiali, le diverse tensioni, le differenti reazioni al calore sono varianti che ogni volta danno vita a una creazione del tutto unica e originale.
La ricerca sui materiali, che vede anche la colatura di vetro fuso sulla ceramica o l'impiego della pittura a olio cui sono sovrapposte le forme in terracotta, è elemento caratterizzante l'opera di Antonella Ravagli che spesso accoppia la terracotta al ferro, in un ossimoro di forte tensione emotiva.
Momenti di dialogo
Sono dei momenti di dialogo, organizzati da MOLTO un contenitore culturale per l'architettura. Coinvolgono da un lato giovani studi di architettura e dall’altro giovani professionisti che si occupano di architettura in senso più ampio e non dal solo punto di vista della professione.
Gli incontri hanno aperto un dibattito e un confronto sulle tematiche emerse della visita alla 17. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia. In particolare, riflettono sulla particolare valenza che assumono oggi i nuovi modi di incontrarsi e l'immediatezza del collegamento on-line, sul termine "multidisciplinarietà" e su tematiche specifiche, diverse per ogni incontro.
mostra Antonia (Neto) Campi Appunti di viaggio a cura di Mariateresa Chirico
Morbegno | "Galleria dello Studio" piazza III Novembre n. 19 | lunedì>venerdì | 9.30>12.00 15.30>18.30 | sabato mattina 9.30>12.00
“Signora della ceramica” si può a buon diritto definire Antonia (Neto) Campi (Sondrio, 1921-Chiavari, 2019), capace di una progettazione estrosa, originale e innovativa ma anche profondamente rigorosa, consapevole delle esigenze tecniche, esperta dei cicli produttivi, manager anche in tempi difficili per la realtà economica del Paese.
Forse le origini valtellinesi le hanno instillato forza, determinazione, una certa rudezza, una scorza che celava, però, un animo profondamente sensibile, grande disponibilità, perfino una certa tenerezza.
All’Accademia di Brera segue in particolare i corsi di Francesco Messina e la dimensione scultorea sarà la cifra caratterizzante la sua opera; quindi Neto, come è sempre stata chiamata, vuol mettere “le mani in pasta” e si fa assumere come operaia dalla S.C.I. (Società Ceramica Italiana) di Laveno nel 1947. L’allora direttore artistico, Guido Andloviz, comprende subito le doti della giovane alla quale dà carta bianca, permettendole di sperimentare in piena libertà nel suo studio-laboratorio vista lago. In un decennio Neto disegna alcune centinaia di oggetti tra Articoli fantasia, Serie limitate e Pezzi unici facendo uso della terraglia, il medium privilegiato cui si affiancano esperimenti e ricerche anche con la porcellana che, però, “la faceva disperare”, come spesso ricordava. Innovativa nelle forme, irregolari, asimmetriche, spesso “bucate”, che risentono delle coeve ricerche artistiche in testa l’opera di Henri Moore, ama il colore, una cromia accesa, vivace, spesso a contrasto. Le sue proposte, che hanno reinterpretato il quotidiano, sono davvero dirompenti e molti suoi pezzi diventano vere e proprie icone come il celeberrimo portaombrelli Spaziale (1949).
Gruppo Rubner e Luca Molinari Studio
ARCHITECTS TALES - IN CONVERSAZIONE CON I PROTAGONISTI DELL´ARCHITETTURA
Serie di incontri digitali per continuare il dialogo sulla qualità del progetto
Livestream sul canale Instagram RUBNER HAUS
Architects Tales, ovvero come l’architettura risponde alle esigenze in divenire della progettazione contemporanea: Gruppo Rubner lancia un nuovo progetto digital, una serie di conversazioni online con le più importanti firme dell'architettura e del design internazionale curate da Luca Molinari Studio per mantenere vivo un dialogo sui temi più urgenti dell'architettura e dell’urbanistica contemporanea.
“Crediamo fermamente che si possa fare la differenza nel settore delle costruzioni e che sia fondamentale dare impulso alla sostenibilità attraverso un percorso di sensibilizzazione della società – sottolinea Peter Rubner, presidente del Gruppo Rubner – Costruire in legno riduce le emissioni di CO2 degli edifici. Ogni prodotto in legno, come anche un edificio, è infatti un naturale serbatoio di stoccaggio di CO2: 1 m3 ne imprigiona circa 1 tonnellata. Un dato straordinario, se si pensa che un’auto di medie dimensioni rilascia circa 3,2 tonnellate di CO2 in un anno”.